Il Barolo “vinum regum, rex vinorum”
Il Barolo è sicuramente uno tra i più famosi e apprezzati vini italiani nel mondo, il rosso per eccellenza.
La sua storia ha origini millenarie, già 2500 anni fa le popolazione stanziate nella zona, come quella dei liguri starzielli, coltivavano vitigni di quest’uva, apprezzata anche ai tempi dell’Impero Romano dal grande condottiero e imperatore Giulio Cesare che di ritorno dalle guerre galliche si innamorò di questo vino della zona dell’allora Alba Pompeia e decise di portarne grandi quantità a Roma.
Il frutto usato per produrre questo vino è l’uva Nebbiolo, già nota e apprezzata in epoca medioevale con il nome arcaico di “Nibiol”.
La fama di questo prodotto continua a crescere esponenzialmente negli anni, nel 1751 sappiamo che una cassa di questo vino, già denominato come “Barol” viene spedita a Londra dove riscuote un notevole successo, tanto da stregare anche il giovane Thomas Jefferson, al epoca in gran tour per l’Europa, che lo descrisse nei suoi diari così “quasi amabile come il Bordeaux e vivace come lo Champagne”. Come possiamo dedurre dalle parole usate dal futuro presidente degli Stati Uniti, all’epoca si trattativa di un vino diverso da quello di oggi, era dolce e frizzantino, ciò era dovuto al diverso processo di vinificazione e alle conoscenze dell’epoca che non permettevano la trasformazione di tutti gli zuccheri contenuti nell’alcol.
Per la nascita del Barolo così come lo conosciamo oggi dobbiamo attendere il 1830 e ringraziare alcuni dei più noti personaggi storici dell’epoca, tra cui il conte Camillo Benso di Cavour (all’epoca sindaco di Grinzane), i marchesi Falletti (soprattuto una grande donna la Marchesa Giulia Falletti di Barolo) e il famoso enologo francese Louis Oudart. Che riuscirono a trasformalo grazie al nuovo processo di vinificazione nel vino secco e fermo che conosciamo e amiamo oggi.
In questi anni il Barolo divenne talmente popolare da essere apprezzato dal Re d’Italia Carlo Alberto di Savoia (che acquistò anche dei terreni per produrlo) e iniziò ad essere gustato in tutte le grandi corti d’Europa dove riscosse sempre più successo come “vinum regum, rex vinorum”. Perciò dai primi anni del XX secolo fu necessario tutelarne marchio e provenienza per difenderlo dai falsi.
Il Barolo diventò addirittura nel risorgimento il vino simbolo dell’Unità d’Italia, forse perché in sé rispecchiava tutte le caratteristiche del popolo italiano, infatti è un vino “resistente” come del resto lo è il suo vitigno, proprio grazie alla sua resilienza sopravvisse anche alla Grande Guerra e alla terribile epidemia di filossera che colpì le viti in quegli anni.
Nel 1927 sulla Gazzetta Ufficiale viene pubblicata il “Decreto dei vini tipici” con la lista dei territori delimitati per la produzione del Barolo, infatti ancora oggi sono soltanto 11 i comuni della Langa dove è possibile coltivare uva Nebbiolo e produrre Barolo DOCG.
Nel corso del ultimo secolo, la produzione di questo vino si è affinata fino ad arrivare alla tecnica di vinificazione ancora in uso attualmente che prevede 13/14 giorni di fermentazione, due anni in botte di legno e uno in bottiglia. Rendendo così più rapidi i tempi di produzione e di conseguenza il consumo, in favore della grande richiesta di questo vino sul mercato italiano e internazionale.
Il Barolo è un vino importante, con il suo tradizionale colore rosso scuro ma brillante e il suo sapore caldo, sensuale e corposo che lo rendono perfetto per accompagnare piatti ricercati, dai più innovativi e sperimentali a quelli classici della tradizione che condividono con il Barolo i natali.
E’ inoltre un ingrediente fondamentale nella preparazione di due capisaldi della tradizione gastronomica piemontese come il brasato e il risotto al Barolo.