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RISO BALDO

Home / Cereali e Legumi

€3,50

Il riso baldo ha un chicco bianco, traslucido e consistente. NE’ un riso di tipo japonica che nasce dall’unione del riso arborio con lo stirpe 136.

Esaurito

Categoria: Cereali e Legumi Tag: #galliate, #novara, #piemonte, #riso, #riso baldo
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Il riso baldo ha un chicco bianco, traslucido e consistente. NE’ un riso di tipo japonica che nasce dall’unione del riso arborio con lo stirpe 136.

La storia del riso è antica quanto quella del mondo. Su questo cereale esistono varie tradizioni non solo riguardanti l’aspetto alimentare, ma anche gli aspetti religiosi, filosofici.

A dire il vero, la parola riso, ad esempio, deriva delle lingue orientali con diverse conseguenze fonetiche.

Sembra certo che circa due dozzine di specie siano state distinte dalle specie originarie di quest’erba. Oggi solo due di loro hanno una certa rilevanza ai fini alimentari: Oryza sativa, originaria dell’Asia, e Oryza, originaria dell’Africa.

La prima testimonianza della coltivazione del riso in Italia risale al 1468 a Firenze. Sotto i Medici un signore di nome Leonardo Colto dei Colti fece domanda per la coltivazione del riso, con un tono che suggeriva che la coltivazione del grano fosse già nota. Tuttavia, gli storici tendono a privilegiare le origini “milanesi”. Alla fine del 1400 la coltura del riso si diffuse nell’Italia settentrionale, in Lombardia e in Piemonte per la precisione, in quella che oggi è il Vercellese, dove sorsero le prime risaie.

Furono coltivati ​​da Ludovico il Moro e dal fratello Galeazzo Sforza, che vollero approfittare delle frequenti esondazioni del fiume Po per coltivare il raccolto. Nella Bassa milanese attuarono un importante programma di bonifica delle paludi e avviarono una politica agricola per questo cereale; da quel momento non fu più considerato una spezia esotica, ma una parte importante del progetto di produzione agroalimentare nazionale.

Nel XVI secolo il riso, insieme al mais importato più recentemente dalle Americhe, è entrato nella nuova categoria di alimenti utilizzati per alleviare la fame tra i contadini. È a causa di questa immagine povera del cibo che il riso non ricevette un’attenzione particolare nei ricettari della corte del XVI secolo.

Durante il XVII secolo, la coltivazione del riso subì un degrado, principalmente a causa di controversie igienico-sanitarie.

I medici accusarono il grano di trasportare la malaria (i veri colpevoli erano le zanzare infestate dalle paludi), così i contadini furono costretti a mantenere le loro risaie a sei miglia dal centro abitato e se non avessero rispettato questa norma sarebbero stati puniti e incarcerati. Il riso tornò ad essere popolare nel XVIII secolo, conquistando per la prima volta nuove aree di coltivazione in risposta a gravi difficoltà alimentari generalizzate.

Nell’Ottocento il governo piemontese e il conte di Cavour promossero la ricerca per la realizzazione di una rete di canali nel vercellese, tanto che negli ultimi decenni del secolo fu aperta una rete di canali intitolata al conte di Cavour.

Peso 1,2 kg
Regione di provenienza

Piemonte

produttore

Azienda agricola Cascina Badovino

Zona di produzione / lavorazione

GALLIATE (NO)

confezione

1000 g

Ingredienti principali

Riso

aspetto

Chicchi di riso sottovuoto

colore

Bianco

odore

Legnoso

sapore

dolce

modalità di conservazione

conservare in luogo fresco e asciutto

abbinamenti consigliati

Perfetto per risotti allo zafferano o per qualsiasi altro tipo di risotto.

denominazione

Tq.I.P.

note

Tempo di cottura: 16-18 minuti

Data di scadenza

01/01/2024

smaltimento

Imballaggio di plastica ed etichetta in carta; imballaggio nella raccolta plastica ed etichetta nella raccolta carta.

Valori nutrizionali

VALORI NUTRIZIONALI PER 100 G:

VALORE ENERGETICO 1504 kJ / 359 kcal

PROTEINE 9,64 g

GRASSI 2,60 g di cui acidi grassi saturi 0,1 g

CARBOIDRATI 84,5 g di cui zuccheri 0,2 g

SALE 0 g

FIBRE 1,03 g

CENERI 2,16 g

Il produttore

L’azienda agricola Cascina Badovino è situata nel comune di Galliate a circa 200 metri dalla strada provinciale Galliate-Cameri, in provincia di Novara.

Il corpo aziendale è costituito da un capannone prefabbricato circondato da un’area che viene utilizzata per il deposito degli attrezzi. All’interno è presente un impianto di essiccazione, dei silos di stoccaggio dei prodotti e parte delle attrezzature.

I terreni sono situati nei comuni di Galliate, Cameri e Bellinzago Novarese, le coltivazioni che vengono praticate sono in prevalenza riso, ma anche mais, grano, soia, frumento e orzo.

L’attività, naturalmente, si tramanda da generazioni, partendo dal bisnonno che coltivava il suo podere alla fine dell’800 a Segale, avena, lino, mais e prato. La coltivazione del riso ebbe inizio negli anni 30 nel dopoguerra da parte del nonno per esigenze alimentari, per integrare il reddito. La superficie coltivata era inizialmente molto piccola e rimase tale per molti anni, fino all’avvento dei primi trattori.

Il vero cambiamento del nostro modo di fare risicoltura avvenne con l’introduzione della mietitrebbia acquistata per la prima volta in società con altri agricoltori nel 1958. Per aumentare la superficie coltivata a riso e quindi la disponibilità di acqua nell’azienda si sono trivellati 4 pozzi che garantiscono acqua non contaminata da agenti inquinanti, che usiamo tutt’ora, con attrezzature innovative rispetto al passato.

Da pochi anni si sono resi conto che la vendita diretta era la via da seguire, quindi hanno acquistato i macchinari per la lavorazione del risone, un mulino per la macinazione del mais e una confezionatrice per il sottovuoto.

Le varietà coltivate dall’azienda agricola Cascina Badovino sono scelte in funzione dell’esigenza della clientela: attualmente coltivano Carnaroli, Baldo, Roma, Thaibonnet, Augusto ed Arborio.

Il Carnaroli è forse la varietà principe per la preparazione di risotti, grana grossa, perlata con la caratteristica di scuocere meno degli altri risi. Il Baldo è un’ottima varietà ugualmente pregiata classificata come “Riso Lungo A” che si presta ottimamente sia alla preparazione di risotti che di timballi. L’Augusto, riso a grana media, che si accomuna al riso noto come “Ribe” è il preferito della cucina cinese, è adatto al consumo come riso al vapore, oppure per minestre ed insalate. Per qualche consumatore può essere idoneo anche per la preparazione di risotti.

Zona di produzione

Il nome “Galeatum” compare per la prima volta in un documento nell’840. Il primo nucleo abitato (Galliate Vecchio) si insediò nella regione di Scalia: nel 911, con la concessione del re Belen Gario I, vi fu edificato (senza lasciare traccia) un castello, fatto costruire dagli abitanti per difendersi dai barbari invasori.

Nel 1057, l’esistenza di un secondo insediamento con annesso fortilizio posto ad est dell’originario borgo, risulta essere questo: Galliate Nuovo, come viene chiamata sulla pergamena del 1092. Alla fine, dell’XI secolo le terre di Galliate furono divise in due borghi e due castelli legati a due vescovi in ​​conflitto: Galliate Vecchio con il Vescovo di Novara e Galliate Nuovo con il Vescovo di Milano. Nel 1154 Federico Barbarossa, nemico di Milano e alleato di Novara, distrusse Nuova Galliat.

Nei secoli XIII e XIV Novara tentò di imporre la propria autorità ai comuni rurali: si verificarono violenti conflitti, risolti con compromessi instabili o con l’uso delle armi. I legami con Milano si rafforzarono, soprattutto quando Galezzo Visconti fortificò Galliat nel XIV secolo.

Nel XV secolo, il feudo passò dai Visconti agli Sforza: nel 1476 Galezzo Maria Sforza costruì l’attuale castello sulla base dei precedenti edifici viscontei. Con la pace di Vienna del 1738, Galliat passò sotto i Savoia. in secondi. Nell’ottocento, insieme a Napoleone, il paese fu assegnato al distretto di Novara.

Nel 1859, durante la Seconda Guerra d’Indipendenza, Galliat ricevette la sede di Vittorio Emanuele II in una casa del centro storico e Villa Fortuna pochi giorni. Nel maggio dello stesso anno il paese subì un’occupazione austriaca e dure rappresaglie.

Intorno al 1860 Galliate poté contare sulla presenza di fabbriche tessili attivamente impegnate nella lavorazione del cotone, del lino e della canapa, che furono la forza trainante dello sviluppo della città nel XX secolo. Con la costruzione del Canale Cavour nel 1864 e del Quintino Sella nel 1874, il corso d’acqua artificiale, insieme al Canale Langosco, facilita la coltivazione agricola della zona. L’apertura della linea ferroviaria nord nel 1887 collegava direttamente Galliat con il capoluogo lombardo. La presenza della ferrovia e il collegamento diretto con il mercato lombardo giovò a Galliat e fu uno degli elementi del decollo economico della città nella seconda metà del Novecento.

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