I brutti ma buoni, noti anche in dialetto piemontese come “brut e bon”, come già suggerisce il nome, sono dei tradizionali biscotti dalla forma irregolare, ma decisamente buoni e dolci, grazie agli ingredienti semplici che li compongo: nocciole, zucchero e albumi d’uovo, che sapientemente bilanciati nelle giuste dosi regalano ai dolcetti una consistenza croccante e un sapore piacevole, ma semplice e genuino, come quello delle merende a casa dei nonni.
Nonostante il nome dialettale tipicamente piemontese, la paternità di questi biscotti, certamente tipici della trazione gastronomica italiana, è contesa tra due regioni: Secondo alcune fonti sono nati nel 1878 nella pasticceria di Costantino Veniani nella lombarda Gaviarate in provincia di Varese. Mentre per altre, invece sembrano essere originari di Borgomanero, cittadina piemontese in provincia di Novara. Nel corso degli anni successivi questi biscotti, si sono diffusi in gran parte delle regioni del Nord Italia, anche con piccole varianti come l’aggiunta di scorza di limone o di cannella già citata in un’antica ricetta milanese.
Sicuramente i più noti e tradizionali, “i veri brut e bon” piemontesi, sono quelli con la nocciola tonda gentile delle Langhe IGP, eccellenza italiana nota in tutto il mondo.
Ottimi come fine pasto, da servire per accompagnare il caffè o come sfiziosa merenda, possono essere accompagnati da vini dolci il brachetto o i passiti.